Scuola, Università e Ricerca

LA SCUOLA

Come è stato per la sanità pubblica, il Covid-19 ha messo in luce gli effetti devastanti delle politiche che hanno investito anche la scuola pubblica in questi decenni: l’aumento del numero di alunni per classe, la riduzione del numero degli insegnanti, la vetustà degli edifici scolastici.

Gli edifici costruiti prima del 1975 sono moltissimi; la percentuale di scuole costruite dopo tale data è irrisoria. I fondi allocati a questo scopo sono scarsi, e questo avviene da molti anni. Ci sono comuni, anche di medie dimensioni, in cui la percentuale di edifici di nuova costruzione è pari a zero. Nei capoluoghi di provincia si va dall’0% di Verona al 24% di Venezia-Mestre, da un 3,5% di Rovigo ad un 17,5% di Padova, da 8,45% di Treviso al 13% di Vicenza. Noi crediamo che la sistemazione e modernizzazione dei plessi scolastici debba essere una priorità assoluta negli investimenti pubblici della regione. Ma anche se il segmento delle scuole materne e dell’infanzia richiede da parte della regione una maggiore attenzione, va da sé che tutti gli edifici scolastici di ogni ordine e grado vanno implementati, ammodernati, ampliati, recuperati a nuovo uso.

L’UNIVERSITA’

Il punto centrale da cui partiamo è quello di garantire il diritto allo studio: uno dei diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione. In questi anni, è un fatto noto, le cose sono andate in maniera diversa: progressivamente, l’accesso ai livelli più alti di istruzione per le ragazze e i ragazzi di estrazione popolare si è significativamente ridotto. Molti hanno scritto che l’ascensore sociale si è bloccato. In realtà le politiche di austerità, la riduzione del reddito per larghe fasce della popolazione, l’aumento dei costi dei libri, dei trasporti, degli alloggi hanno di fatto reso impossibile l’accesso, in particolare agli studi universitari, per chi ha ridotte disponibilità economiche. Studiare è ritornato ad essere un privilegio, come nei secoli scorsi.

Noi siamo per il libero e gratuito accesso alle università e contro i numeri chiusi. Un esempio per tutti: stiamo pagando un prezzo insopportabile per la mancanza di medici, ma l’accesso alla facoltà di medicina rimane a numero chiuso. Il Veneto e l’Italia hanno bisogno di recuperare intelligenze ed elevare il numero dei laureati poiché il nostro paese è vergognosamente agli ultimi posti in Europa. Per tutti questi motivi, siamo per:

la garanzia e l’estensione delle borse di studio per gli studenti universitari che ne abbiano diritto, per permettere ai figli delle famiglie più bisognose di essere economicamente autonomi durante gli anni dello studio;

la garanzia e l’estensione degli alloggi pubblici per studenti fuori sede, a partire dalla tutela e dal risanamento del vasto patrimonio immobiliare esistente;

l’aumento delle mense universitarie, e l’estensione delle agevolazioni economiche per gli studenti con basso reddito anche riguardo le consumazioni in mensa;

una forte agevolazione nel pagamento degli abbonamenti per i trasporti pubblici, come già viene fatto in diverse regioni d’Italia, oltre che il miglioramento di servizio di trasporto pubblico da e verso le sedi degli Atenei veneti;

– la garanzia di spazi di studio e di socialità (aule studio e biblioteche) non solo nelle città universitarie, ma anche e soprattutto in tutti i piccoli centri della nostra regione, per permettere ad ogni studente di avere un luogo adatto dove potersi concentrare al meglio.

LA RICERCA

I dati sulla spesa per la ricerca in Italia sono sconfortanti. Così come è assolutamente inaccettabile la condizione di precarietà e di sfruttamento a cui sono costretti le ricercatrici ed i ricercatori nel nostro paese. Il confronto con altri paesi europei è impietoso per noi. Tuttavia, le lamentazioni sulla fuga dei cervelli le lasciamo alle testate giornalistiche dei padroni che sono tra i primi responsabili del disastroso risultato, anche in questo campo, dell’attacco al pubblico; eccetto quello militare funzionale all’industria degli armamenti e al sistema di relazioni internazionali a cui l’Italia è legata. Certamente non siamo i soli a dire che bisogna aumentare la spesa per la ricerca, ma siamo anche per una ricerca che sia libera da condizionamenti economici e politici e che abbia come obiettivo il bene comune e l’interesse pubblico, che è altro e diverso dal subordinare la ricerca e i suoi risultati agli obiettivi competitivi e di mercato delle imprese. Questo è un punto fondamentale.

Uno dei piani di lavoro di Confindustria veneta è (lo sta già facendo) subordinare scuola-università-ricerca ai propri obiettivi dentro la logica della competizione tra territori, a cui si lega anche la proposta di autonomia differenziata. Noi pensiamo, al contrario, che si debbano finalizzare scuola-università-ricerca agli obiettivi del bene comune e dei bisogni della società. Comunque, la ricerca deve essere libera da condizionamenti di carattere economico e si deve sviluppare in piena libertà.

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