Salute e Sanità

Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 37 miliardi di euro al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Prima conseguenza di questi tagli è stata la diminuzione dei posti letto. Infatti l’Italia è sotto la media europea che prevede 5 posti letto ogni 1000 abitanti, ma noi ne garantiamo 3,5. Seconda conseguenza la diminuzione della spesa per il personale di circa 2 miliardi di euro con una perdita di 42.800 posti di lavoro a tempo indeterminato. 19,6 milioni di italiani sono costretti a pagare di tasca propria per ottenere prestazioni essenziali prescritte dal medico, privilegio per chi può pagare. Gli altri non si curano più.

VENETO. In 10 anni di sanità gestita dalla Lega, si è marciato speditamente verso la riduzione e concentrazione delle Ulss e del governo delle stesse (aziendalizzazione, entrate-uscite, pareggio di bilancio). Emblematica in tal senso l’Azienda 0 di recente istituzione. In Veneto, nonostante il Covid-19, è prevalsa una concezione arcaica della salute, considerata come questione che riguarda solo ospedali e specialisti: quindi cura. Certo, nella cura il profitto.

Il SSN, come lo intendiamo noi e la legge 833 prima di noi, deve intervenire su tutti gli aspetti della vita:

  • salubrità delle abitazioni e delle città (inquinamento atmosferico, da Pfas nelle acque, trasporto su gomma, inceneritori, devastazione del territorio, Pedemontana e Grandi navi, solo per fare alcuni esempi);
  • sicurezza nei luoghi di lavoro e reddito in grado di garantire una vita dignitosa;
  • rapporto positivo con l’ambiente.

La prevenzione primaria è la cosa che manca nella attuale concezione di sanità per cui gli ospedali, luoghi di cura, sono diventati l’unico approdo per il cittadino.

Come recita la Legge 833/78: SSN gratuito e universalistico finanziato in base al reddito di ciascuno.

La tutela della salute pubblica non è un obiettivo principale per la Lega e Zaia. In Veneto, mancano circa 1000 medici e 2000 infermieri e operatori socio sanitari. Non possiamo mettere sullo stesso piano la sanità pubblica e quella privata anche convenzionata. Obiettivi della sanità pubblica: garantire il diritto individuale alla salute e considerarlo interesse della collettività. Obiettivi della sanità privata: trarre profitto dalla cura delle persone quindi nessun interesse per la prevenzione. Occorre ristabilire la subordinazione del settore privato a quello pubblico quale attuazione del diritto costituzionale alla salute. La prevenzione primaria non c’è. I continui tagli sulla spesa sanitaria hanno devastato il territorio  per cui gli ospedali, luoghi di cura, sono diventati il primo e unico approdo per i cittadini. Certo nella cura il business per i privati ma è nell’assistenza territoriale la prevenzione e la migliore cura.

L’organizzazione della Medicina Territoriale, cioè extraospedaliera, è fondamentale oltre che per contrastare e prevenire la cronicità anche per affrontare emergenze di tipo infettivo/trasmissivo, ma anche di altro genere con impatto sanitario.

Paga di più in salute la prevenzione primaria, la promozione di una vita sana, il contrasto delle malattie degenerative, uniti alla diagnosi e a protocolli di prevenzione secondaria e terziaria (riabilitazione).

Noi proponiamo:

  • il reintegro dei posti letto di degenza ordinaria, intensiva e semintensiva nella media europea che prevede 5 posti letto ogni 1000 abitanti;
  • assunzioni di personale medico e infermieristico in particolare per rinforzare e riorganizzare la medicina territoriale;
  • ritorno al decentramento con i sindaci quali garanti della salute dei cittadini al posto di ideologie aziendaliste;
  • Ulss ridimensionate in grado di tenere conto di un determinato territorio, delle sue peculiarità e problemi.

Aumentare la presenza sul territorio dei Medici di Medicina Generale affinchè siano nelle condizioni di prende in carico l’assistito e seguirlo nella sua vita sanitaria conoscendo lui, l’ambiente in cui vive e lavora. Noi riteniamo che i Medici di Medicina Generale debbano essere dipendenti del SSN.

Distretti Socio Sanitari di Base (DSSB) in stretta collaborazione con i Medici di Medicina Generale erogano l’assistenza domiciliare in collaborazione con le Usca (Unità Speciali di continuità assistenziale) attraverso due percorsi: uno presso gli ambulatori del MMG e uno residenziale/domiciliare con le USCA nel caso Covid o malattie infettive trasmissibili.

Assistenza domiciliare gestita in proprio dalle Ulss attraverso i distretti con l’assorbimento di queste attività attualmente svolta dalle cooperative sociali. Attraverso le esternalizzazioni, la sanità pubblica ha perso l’evoluzione dei bisogni in termini di salute dei suoi cittadini. Le cooperative, lavorando per prestazioni, non sono interessate all’evolversi dei bisogni di salute della popolazione.

Riapertura dei piccoli ospedali, sempre con l’obiettivo della vicinanza il più possibile al cittadino, per appoggio posti letto di riabilitazione post covid, o riconvertiti in poliambulatori, o come Case della Salute, o Gruppi di Medicina integrata.

Per ogni provincia, ricostruire e riorganizzare il Dipartimento di Prevenzione attraverso il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP), il Servizio Epidemiologico e il Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza Ambienti di Lavoro (SPISAL).

Ristabilire i modi di partecipazione e controllo da parte dei cittadini. Per fare un esempio richiedere a gran voce con tutti i movimenti delle donne, di Medicina Democratica, movimenti in difesa della 194 l’applicazione della legge 194 in tutte le strutture pubbliche oltre che mettere a disposizione nei consultori e non solo corsi di educazione sessuale e di contraccezione affinchè la donna possa liberamente scegliere quando e se procreare, senza dover ricorrere all’aborto. Sempre nell’ottica della prevenzione. Per dare questi servizi, i soldi pubblici devono essere spesi ma non per finanziare gruppi in “difesa della vita”. La struttura pubblica deve garantire in primis l’applicazione delle leggi dello stato che hanno valenza su tutto il territorio nazionale,

I pazienti affetti da patologie croniche in Veneto sono circa il 30% della popolazione.

Mantenere correlati e non separati gli interventi di carattere sociale e assistenziale. Per esempio le RSA, devono essere a pieno titolo nel SSN. Se si ripristina nei termini che abbiamo sopra esposto, anche molti anziani o le cosiddette persone fragili potrebbero essere assistite a domicilio, in condizioni migliori, nel loro ambiente di vita, smettendo di essere sorgente di profitto delle strutture private.

Come recita la Costituzione “la salute è un diritto individuale e un interesse collettivo” e questo devono garantire le strutture pubbliche. La salute non è una merce e la sanità non è una Azienda.

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