URBANISTICA

Ci sono molte città possibili, la nostra è la città delle persone portatrici di sentimenti, di bisogni, di futuro positivo. Le cose, i palazzi, ma soprattutto i percorsi, il lavoro, il divertimento, la bellezza sono una risposta a domande semplici di vita: la salute e il benessere, l’equità e la diseguaglianza, come rendere centro la periferia ovvero le identità dei luoghi e i servizi, il lavoro, la bellezza diffusa.

A ciascuno di questi temi corrispondono luoghi e modalità prioritarie della politica. 

PIANO REGOLATORE

Il Piano degli Interventi

Il nuovo Piano degli Interventi appena adottato è stato redatto in un quadro legislativo orientato al neoliberismo, sia per quanto riguarda la sfera finanziaria che quella urbanistica.

I finanziamenti ai Comuni, come quelli destinati allo stato sociale, sono ridotti in tal modo che le amministrazioni non sono in grado di investire direttamente nelle opere di interesse pubblico. Contemporaneamente la legislazione urbanistica prevede un massiccio intervento del capitale privato nella programmazione territoriale attraverso la contrattazione con l’amministrazione pubblica.

In queste condizioni il nuovo Piano degli interventi apre degli spazi per consentire all’Amministrazione comunale la realizzazione, anche se parziale, della Città Pubblica.

È necessario saper utilizzare gli strumenti del Piano e, soprattutto, l’Amministrazione deve essere fortemente determinata ad ottenere l’utilità pubblica sia nelle iniziative proposte direttamente, che in quelle avanzate dagli investitori immobiliari. È un’attività difficile e faticosa, ma è necessario che la prossima Amministrazione sia attrezzata tecnicamente e politicamente a praticarla con costanza e determinazione.

Il Piano per l’assetto territoriale

Il PAT, piano sovraordinato al PI, risale a dieci anni fa ed è stato concepito prevedendo una espansione demografica ed economica. Queste non si sono verificate ed ora è necessario un ridimensionamento delle previsioni che portino ad un ridisegno delle aree residenziali e all’individuazione dei settori sociali e produttivi e della loro collocazione.

Una delle prime decisioni che dovrà prendere la nuova amministrazione sarà quella di lanciare il concorso per il nuovo Piano per l’assetto territoriale che tenga presente un quadro sociale ed economico che si sta drammaticamente modificando sotto i nostri occhi a causa degli sconvolgimenti in atto in tutto il mondo (pandemie, guerre, clima, emigrazioni di massa).

Funzioni pubbliche

Il disegno urbano è condizionato da interventi che modificano attività essenziali per la città, quelli che determinano la Città Pubblica. Per Padova sono nevralgiche l’Ospedale, l’Università e la Zona Industriale in cui si concentra la produzione.

Ospedali

La programmazione della nuova configurazione ospedaliera è stata una delle azioni più rilevanti di trasformazione urbana avvenuta in questi ultimi cinque anni. È stata sancita dall’Accordo di Programma stipulato tra Regione Veneto, Comune di Padova, Provincia di Padova, Azienda Ospedaliera e Università.

L’Accordo stabilisce la presenza di due poli ospedalieri, uno totalmente nuovo nella zona di S.Lazzaro e uno nell’attuale sede di via Giustiniani.

In questi ultimi anni l’esperienza della pandemia ha sconvolto lo scenario su cui si era fondato l’Accordo di Programma, e questa nuova situazione richiede un ripensamento generale all’organizzazione sanitaria e ospedaliera e, di conseguenza, urbanistica.

Solo da queste premesse possono ripartire le proposte dell’organizzazione ospedaliera.

Ospedale Giustinianeo

Ospedale dei padovani dotato di tutti i reparti ospedalieri necessari per la gestione della salute dei cittadini di tutto l’hinterland padovano in strettissimo coordinamento con le cure territoriali. Non ha senso intasare l’area giustinianea con edifici dedicati all’alta specializzazione (come pediatria e l’edificio per la nuova risonanza 7 Tesla) che eventualmente andrebbero invece inseriti nel contesto dell’ospedale S. Lazzaro.

Ospedale San Lazzaro

Ospedale dell’Università e dell’alta specializzazione con attrezzature adeguate e numero di posti letto corrispondenti alle esigenze dell’alta specialità. Un ospedale orientato allo studio e alla ricerca e quindi prevalentemente universitario. In quest’area vanno previste le specializzazioni e quindi le nuove pediatria, ginecologia e ostetricia con una tipologia architettonica adeguata che utilizzi e potenzi il verde esistente nella zona.

La presenza del nuovo ospedale universitario, a ridosso della zona industriale e collegato con l’asse della ricerca e dell’innovazione tecnologica, dà la possibilità di creare sinergie che potrebbero portare ad una nuova configurazione produttiva della città, cosa che andrà attentamente studiata e realizzata su scala urbanistica e funzionale.

Ospedale Sant’Antonio

Fino al 2019 ospedale dell’ULSS ha garantito il collegamento con il territorio. Deve essere mantenuto efficiente fino alla realizzazione dei due Poli e successivamente deve essere ripensato in una visione di complessiva di riorganizzazione delle strutture ospedaliere.

Zona Industriale

Il Piano degli interventi, di fatto, nulla dice del futuro del lavoro a Padova.

E’ chiaro che il mondo che ci attende e in cui siamo collocati prevede sia una precarizzazione crescente del lavoro, come pure una sua dequalificazione per molti.

I mestieri che hanno caratterizzato la città, non pochi ad alta e altissima tecnologia, saranno conservati solo in parte se non verranno assunti come una scelta politica precisa e prioritaria da parte dell’amministrazione comunale.

A suo tempo la trasformazione di circa un nono della superficie dell’intero comune in una Zona industriale attrezzata e adeguata alla manifattura e ai servizi, ha consentito a Padova di essere tra le città protagoniste nel Veneto e non solo.

Questa Zona industriale aveva un proprio governo del territorio ed era un’opera pubblica, ovvero un bene comune per l’intera città e provincia.

Ora non è più così perché i soci pubblici hanno deciso di non governare più né lo sviluppo in un’area dedicata, né di mantenere un soggetto pubblico che eviti la sua trasformazione secondo le logiche della rendita immobiliare e non di un disegno che invece incentivi il lavoro sano, qualificato e stabile.

Rivendichiamo che la gestione del territorio della Z.I.P. e la sua evoluzione verso una Zona Industriale Ecologicamente Attrezzata, diventi una priorità politica e amministrativa per l’amministrazione padovana e che essa venga normata per favorirne il controllo, cosa attualmente non contemplata dal Piano degli Interventi.

Questo significa comprendere che la  Zona Industriale di Padova è collettivamente un bene comune e come tale deve essere trattata per il fine di un lavoro qualificato, stabile e innovativo.

Attualmente il mercato è stato completamente svincolato e la Logistica ed il Commercio (in gran parte cinese) stanno invadendo tutti gli spazi della zona industriale, espellono la manifattura e oltre a produrre lavoro dequalificato, sottraggono a Padova la possibilità di una crescita tecnologica e l’installazione di nuove imprese che siano in grado di concorrere a livello internazionale ed ecologicamente sostenibili.

Il vero discrimine per una volontà politica che risolva gli errori compiuti con la liquidazione del Consorzio Zona Industriale e la dispersione del suo patrimonio, passa attraverso la creazione di nuovo Ente o Agenzia, dove il Pubblico possa favorire l’insediamento di aziende innovative e favorire  la loro crescita attraverso servizi innovativi.

Si tratta di non consegnare il patrimonio dell’intera città, creato prima con il sacrificio degli espropriati della Zona Industriale e poi con il lavoro di decine di migliaia di persone in imprese che avevano  saputo creare un’eccellenza a livello regionale. Dove c’era lavoro di alta specializzazione e benessere. 

Per questo serve un soggetto Pubblico che oltre a gestire il territorio della Zona Industriale, la trasformi in un’area dove l’ecologia è parte stessa del prodotto, dove la tecnologia può attirare e mantenere le tante competenze create dall’Università e dall’inventiva imprenditoriale. Un Ente pubblico in gradi di generare servizi innovativi alle imprese e a chi lavora e fornisca quella funzione di marketing che ora è consegnata non ad un’idea di sviluppo ma ad una logica di speculazione.

Università

L’Università è il secondo proprietario immobiliare di Padova dopo gli Enti Ecclesiastici.

L’attività immobiliare dell’Ateneo ha modificato, e ha in progetto di modificare, importanti aree della città. Questi cambiamenti, che coinvolgono 65.000 persone (per contare solo gli studenti), sono rilevanti per l’equilibrio urbanistico della città e devono essere coordinati all’interno della pianificazione territoriale comunale. L’Università deve farsi carico anche delle ricadute sul territorio della sua espansione.

L’attività di ricerca che si svolge all’interno dell’Università dovrà trovare efficaci canali di contatto e collaborazioni con le strutture di ricerca e produttive concentrate soprattutto nella zona industriale.

Questo naturalmente in un quadro in cui la ricerca si sviluppi in piena libertà senza essere condizionata da interessi particolari delle imprese e del mercato.

Zona Fiera

Questa zona, contigua alle facoltà scientifiche dell’Università, caratterizzata ora anche dal nuovo palazzo dei congressi, dovrà contenere funzioni omogenee di ricerca, confronto scientifico e produttivo (Palazzo dei congressi e Fiera).

È incompatibile con queste funzioni, vitali per l’economia e la cultura della città, la presenza di una struttura per grandi spettacoli come l’Arena della Musica, che l’attuale Amministrazione prevede di localizzare in uno dei padiglioni della Fiera.

Una tale struttura, prevista per spettacoli da 12.000 persone, comporterebbe un richiamo di traffico insostenibile per tutta l’area già troppo densa di funzioni come la Stazioni ferroviaria, la  Stazione delle autocorriere, il Tribunale, l’Università,  la Fiera e il nuovo Palazzo dei Congressi.

Ci sono altre localizzazioni più adatte per un simile impianto come, ad esempio, il Parco territoriale dello sport .

Quartieri e rioni

Si dovranno individuare i servizi necessari a tutti i quartieri e rioni e si dovrà operare perché questi servizi vengano opportunamente predisposti utilizzando i meccanismi della compensazione edilizia.  Il Comune si farà carico di individuare, sulla base delle indicazioni del PI, le aree più idonee per la localizzazione dei servizi e delle attività di interesse pubblico e proporre dei bandi di iniziativa pubblica per la loro  realizzazione.

L’iniziativa pubblica dovrà essere la leva con cui mettere in moto la reale costruzione della “città dei rioni”.

Centro storico

Anche Padova è coinvolta nel processo di “gentrificazione” che caratterizza le città storiche e d’arte: l’espulsione dal centro storico degli abitanti a reddito medio e basso, delle attività artigianali e commerciali tradizionali di piccole dimensioni, per dar spazio ai B&B, ai negozi di abbigliamento, ai bar con plateatici, insomma alla città delle vetrine, degli spritz e dei turisti.

Questo processo è sostenuto dalla rendita immobiliare che, con le sue regole, incrementa la città degli interessi privati a scapito della città pubblica che trova sempre minori spazi di vita.

Le attività edilizie che si stanno realizzando sono sempre centrate sulla realizzazione di residenze di lusso e su attività di tipo speculativo.

Pur nella cogenza di una legislazione urbanistica volta a favorire la profittabilità degli investimenti immobiliari, il fenomeno della progressiva erosione dell’aspetto pubblico della città, può essere contrastato con gli strumenti urbanistici e fiscali in possesso del Comune. Il contrasto è possibile, ma è necessario un chiaro orientamento politico dell’Amministrazione determinata a disincentivare l’invasività della speculazione immobiliare.

Ex Caserma Prandina

L’utilizzazione dell’area della ex Caserma Prandina è stato oggetto di un procedimento di partecipazione pubblica attraverso l’istituzione di una apposita Agenda 21. Il risultato dei lavori durati 5 mesi e che hanno visto la partecipazione di 99 associazioni è stato chiarissimo: l’area e gli edifici esistenti dovranno essere usati per servizi sociali e culturali e le aree scoperte per la didattica ecologica e a parco.  Il centro di Padova è carente di luoghi di incontro sociale e culturale e soprattutto di aree verdi e boschive necessarie per attenuare gli effetti dell’inquinamento e la formazione di isole di calore.

Il Piano degli Interventi recentemente adottato, prevede per l’area ancora la destinazione a verde pubblico attrezzato.

La prossima Amministrazione dovrà indire un concorso di progettazione dell’area per colmare le ricordate lacune del tessuto urbano, e dovrà escludere categoricamente la realizzazioni di un parcheggio in quella preziosa rea del centro storico. 

Piazza Insurrezione

Il parcheggio nel pieno centro della città deve essere eliminato.

Il sito è ricchissimo di reperti archeologici e può diventare un centro di riferimento per la storia antica della città.


GLI ALTRI PUNTI DEL PROGRAMMA: