DIRITTO ALLA CASA

Nuove politiche abitative: diritto all’abitare

Abbiamo molto criticato in questi anni la gestione delle politiche per la casa portate avanti dalla giunta comunale uscente: già nel 2009 l’amministrazione comunale preferì vendere le case pubbliche, anziché metterle a disposizione di chi ne ha diritto e bisogno.

Già 5 anni fa si intuiva come la crisi economica avrebbe toccato anche la nostra città, e come la disoccupazione, la cassa integrazione, l’aumento della precarietà avrebbero inciso sui bilanci delle famiglie, mettendo a rischio la possibilità di pagare un affitto e mutuo.

Eppure le politiche per la casa in città sono state relegate a mera gestione dell’esistente, che è diventato spesso gestione delle emergenze, senza la minima capacità di programmare interventi che potessero dare risposte a chi rischia di perdere la casa per mancanza di reddito.

Nell’ultimo anno, l’aumento esponenziale degli sfratti per morosità, ha fatto si che i centri di accoglienza della città fossero costantemente pieni e che la giunta chiedesse aiuto addirittura agli alberghi della città per ospitare le famiglie di sfrattati; anche nel preciso momento in cui scriviamo queste frasi, gli alloggi vuoti e in vendita del Comune sono circa 20 (pubblicati sul sito Padovanet), mentre le famiglie alloggiate nei centri di accoglienza sono svariate decine. Ma che modo è questo di fare politiche per la casa? Si spendono soldi di tutti per alloggiare famiglie in strutture private e si svendono le case popolari pagate dalle nostre tasse anziché darle in affitto a chi ne ha diritto e bisogno!

Anche il recupero e la messa a norma del patrimonio di case comunali esistente, a parte negli ultimi mesi che servono alla propaganda elettorale, è stato un punto di governo totalmente disatteso dalla giunta uscente, così come i percorsi di reperimento di alloggi sul mercato privato da dare in locazione a famiglie in difficoltà.

Negli anni che vanno dal 2004 al 2009, anni in cui abbiamo partecipato attivamente al governo di Padova, avendo responsabilità proprio sulle politiche abitative, uno dei punti del nostro programma, che aveva trovato riscontro anche nel resto del centrosinistra, era quello di aumentare le disponibilità del patrimonio pubblico abitativo e di garantire il diritto all’abitare.

Nonostante ciò, la nostra impostazione politica sul diritto all’abitare, diritto universale riconosciuto dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è stato all’ora oggetto (e lo è ancora), di un furibondo attacco populista atto ad alimentare una disumana campagna razzista e xenofoba contro i cittadini immigrati nella nostra città, accusati di rubare le case agli italiani con la complicità dell’amministrazione. Mentre spargevano odio, gli allora difensori degli interessi dei “padovani” e dei veneti pare si prodigassero per fare avere ai loro amici, ed agli amici dei loro amici, le case popolari del centro storico, pagate con i contributi Gescal dei lavoratori: ricordiamo le inchieste recenti della magistratura in tal senso.

Eppure, in quei cinque anni di mandato si sono realizzati forti investimenti, sono state recuperate case popolari da inquilini che non ne avevano più diritto, sono stati acquistati, ristrutturati centinaia di alloggi, si sono sviluppati accordi con le associazioni dei piccoli proprietari per reperire case da dare in affitto a prezzi calmierati, si sono raddoppiati gli stanziamenti per l’aiuto all’affitto. Una politica alternativa ai disegni dei governi di centrodestra e della regione segnati da un opposto indirizzo, quello della vendita del patrimonio pubblico e della sua sostanziale dismissione.

Questa linea, che ha significato negli anni 2004/2009 politica di sfratti zero, avrebbe dovuto essere perseguita e sviluppata con ancora più forza in questi anni della crisi, per andare incontro al bisogno crescente delle tante famiglie oggetto di sfratti e pignoramenti, o semplicemente prive dei mezzi per accedere a un mercato dai prezzi impossibili per salari e stipendi falciati dalla riduzione del potere di acquisto. Ma così non è stato: la giunta uscente ha messo in vendita le case popolari, non ha più fatto accordi con i privati per reperire alloggi a prezzi calmierati, non ha comprato nemmeno una nuova casa per le famiglie.

Da parte nostra, invece, anche se fuori dal governo della città, l’impegno per il diritto alla casa, coerente con il dettato costituzionale (art. 3: “E’ compito della repubblica rimuovere le cause che impediscono ai cittadini ecc…”), è continuato in questi anni nelle aule del consiglio comunale e con il nostro sportello sociale, dove un numero crescente di famiglie di italiani e di immigrati cerca una risposta, un sostegno, una difesa di fronte all’emergenza che cresce e al diffondersi della povertà. Ciò non è un dato statistico, ma una condizione materiale insopportabile. Centinaia sono le famiglie che si sono rivolte al nostro sportello di consulenza legale gratuita, che si occupa dei problemi di casa, lavoro, e diritti.

Decine sono gli sfratti in cui siamo intervenuti e per i quali abbiamo trovato una soluzione concordata con il Comune, oppure direttamente con gli stessi proprietari. Abbiamo difeso il diritto all’abitare per tante famiglie oggetto di sfratto per morosità incolpevole e/o di pignoramento della propria abitazione perché non più in grado di pagare i mutui che avevano contratto con le banche. Un fenomeno in crescita esponenziale dentro la crisi che produce il dilagare della disoccupazione, della cassa integrazione e della mobilità.

Restituire il patrimonio di case popolari a chi ne ha diritto e bisogno

Il nostro primo obiettivo è chiaro, vogliamo bloccare la politica di messa all’asta delle case di proprietà comunale, costruite con i soldi prelevati nelle buste paga dei lavoratori e metterle a disposizione delle famiglie nelle graduatorie comunali o in emergenza abitativa.

Anzi, vogliamo incrementare questo patrimonio, attraverso attività di recupero dell’esistente, acquistando nuovi alloggi nelle tantissime nuove lottizzazioni invendute in città, attuando, come abbiamo già fatto in passato, controlli ferrei su chi abita nelle case popolari per verificare la persistenza dei requisiti per potervi rimanere.

Il nostro programma amministrativo sarà caratterizzato proprio dal trasferimento delle risorse su questa grande opera da fare per la città: dare la possibilità a chi è in emergenza abitativa, di avere una casa a canone sociale e attuare la politica degli “sfratti zero”.

Abbassare gli affitti si può; nuove politiche fiscali sull’Imu e osservatorio permanente sull’emergenza abitativa

Già negli anni 2004/2009, la necessità di rispondere all’emergenza abitativa è stata una priorità perseguita con successo: l’allora assessore alla casa stipulò una serie di accordi con i piccoli proprietari immobiliari, affinché questi abbassassero gli affitti stipulando contratti a canone concordato, in cambio di sconti fiscali sull’allora I.C.I.

Si passò in poco tempo da poche decine di contratti di affitto registrati a canone concertato a circa duemila: il Comune agì la leva fiscale, i piccoli proprietari abbassarono gli affitti, le famiglie poterono avere contratti a prezzi più accessibili, regolarmente registrati e scaricabili dall’Irpef.

Abbiamo riproposto questo schema anche nella consigliatura 2009/2014, senza successo, poiché la coalizione a guida PD ha preferito incassare il massimo profitto possibile sulle seconde case, senza tenere conto che, anche una adeguata modulazione della fiscalità comunale verso i piccoli proprietari immobiliari, può aiutare nella gestione dell’emergenza abitativa in città, come è stato negli anni passati: per questo, la nostra proposta è abbassare l’imu a chi affitta a canone concordato, e aumentarla a che tiene gli appartamenti vuoti.

Vogliamo attuare politiche di contenimento dei prezzi di mercato, insostenibili per i salari e gli stipendi attuali.

Reperire nuovi alloggi si può, si deve

Nella nostra provincia si stima che vi siano circa 10.000 appartamenti sfitti. La maggior parte di questi si trova in città.

Molte di questi appartamenti appartengono ad enti pubblici o ad assicurazioni e banche. Abbiamo interi quartieri con complessi immobiliari vuoti e lasciati al degrado.

Proponiamo che il comune affitti direttamente gli alloggi sfitti delle banche e delle assicurazioni, nella nostra città sono svariate centinaia, per darli in concessione alle famiglie in stato di bisogno. Anche in questo caso, agiremo la leva fiscale in cambio di un abbassamento dei canoni di affitto per convincere queste grandi proprietà a concederli a canone sociale. Tuttavia, se i proprietari di grandi patrimoni abitativi sfitti (enti pubblici, banche, assicurazioni o privati) non avessero intenzione di concedere “spontaneamente” (beneficiando delle agevolazioni fiscali concesse) le loro abitazioni tenute vuote senza motivo, il Sindaco deve ricorrere alla requisizione in uso (prevista anche dall’art. 835 del Codice Civile) per fare fronte all’emergenza abitativa esistente e per rispettare la “funzione sociale” che l’art. 42 della Costituzione attribuisce alla proprietà privata.

Contributo per l’affitto

Proponiamo che il contributo per l’affitto diventi uno strumento di prevenzione contro gli sfratti per morosità incolpevole.

In questi anni, questo strumento è stato utilizzato in maniera inefficace per le famiglie che lo ricevevano e per gli stessi proprietari creditori. Pensiamo che sia meno dispendioso per l’amministrazione prevedere un contributo mensile per le famiglie monoreddito che le aiuti proprio nel pagamento dei canoni o delle spese condominiali. Questa nuova impostazione si potrà realizzare con una presa in carico dei nuclei familiari da parte dei servizi sociali del Comune, in collaborazione con l’assessorato alla casa, e con la collaborazione degli stessi proprietari che saranno più tutelati.


GLI ALTRI PUNTI DEL PROGRAMMA: