L’ambiente e il territorio
Padova è una delle città più inquinate d’Europa: i volumi di traffico che la attraversano quotidianamente producono effetti gravi sulla salute dei cittadini in particolare tra i bambini e gli anziani, provocando malattie all’apparato respiratorio, asma, bronchiti croniche, tumori.
Una situazione grave più volte segnalata dalle statistiche mediche, che ha effetti pesanti sulle vite delle persone e che si riversa pesantemente sui costi della sanità pubblica. Per queste ragioni siamo più volte intervenuti, negli anni, perché il Comune, responsabile della salute dei cittadini nella persona del sindaco, sviluppasse politiche concrete per contrastare questi fenomeni.
Nel 2004, insieme alle forze che diedero vita alla coalizione di centro sinistra che vinse le elezioni amministrative, elaborammo un programma per la città di Padova che proponeva il blocco alla costruzione di nuovi parcheggi e di incentivare l’uso dei mezzi pubblici per ridurre il traffico in città.
Naturalmente quel programma non si è realizzato per la forte opposizione di commercianti e categorie economiche che influenzano in modo trasversale la politica cittadina,
Dagli anni in cui è stata costruita la prima linea dell’inceneritore, ci siamo opposti alla realizzazione di quest’opera. Per dare continuità, per ottenere risultati concreti, nel periodo 2004/2009 che ci vedeva al governo della città, nel 2008 abbiamo portato in consiglio comunale e in giunta la proposta della raccolta differenziata spinta e quella della chiusura della prima e seconda linea dell’inceneritore. La raccolta differenziata spinta, si sta diffondendo da due anni nei quartieri, ma le tre linee dell’inceneritore continuano a funzionare alla grande, a garanzia degli investimenti di Acegas-Aps ieri e dei profitti di Hera oggi. Oggi la proposta è quella di una nuova quarta linea che porterebbe alla chiusura delle due più vecchie ed obsolete, ma aumentando i volumi di conferimento.
La nostra proposta rimane quella di sempre: di perseguire l’obiettivo “rifiuti zero” abbandonando quelle logiche che fondano lo smaltimento dei rifiuti su interessi politici, economici e finanziari (spesso con infiltrazioni criminali), che fanno della gestione e dello smaltimento dei rifiuti un affare colossale che da ottimi profitti sulla pelle dei cittadini.
Rovesceremo l’impostazione di chi ha voluto, con la vendita di Acegas-Aps a Hera, privilegiare la logica del business dell’incenerimento e i profitti di impresa rispetto al diritto primario alla salute dei cittadini.
Lotta all’inquinamento, tutela del territorio e del verde, tutela della salute
Nel momento in cui ci troviamo a convivere con l’emergenza ambientale per molte delle città europee, tra le quali Padova detiene un preoccupante primato per inquinamento, misurato sullo sforamento dei limiti di ozono e quello dei livelli PM10, si rende necessario riconsiderare il modello di sviluppo in cui viviamo, e le responsabilità delle amministrazioni locali che hanno gli strumenti per incidere su questi fenomeni e debbono prendersene carico.
Le manifestazioni di quanto sia urgente affrontare i problemi sopra citati sono sotto gli occhi di tutti, e comprendono questioni che sono dentro la quotidianità di ogni cittadino: mobilità, inquinamento, cementificazione, rischio idrogeologico, rifiuti. Come è evidente che la lotta per la difesa del territorio è diretta non solo a tutela delle risorse ambientali e culturali, ma allo stesso tempo contro gli interessi di speculatori e palazzinari.
Recupero dell’esistente e cura del territorio
La nostra Regione, e la nostra città, negli ultimi 30 anni sono state sottoposte ad una continua riduzione di aree verdi per costruire zone industriali, aree commerciali, strade, tangenziali e parcheggi. Un consumo di territorio demenziale con cemento e asfalto che non permette l’assorbimento delle acque piovane da parte dei suoli.
Di conseguenza, le piogge più intense e prolungate provocano ondate di piena improvvise e sempre più cospicue che in pochissimo tempo si riversano in una rete idraulica (fiumi e canali) che è stata progettata e costruita quando il Veneto era occupato soprattutto da campi agricoli. Insigni studiosi hanno lanciato, da molto tempo, precisi e documentati allarmi sul rischio idraulico, affermando addirittura che se le dimensioni dei fenomeni degli ultimi tempi avessero avuto le stesse dimensioni del 1966 i danni sarebbero stati 100 volte più grandi, una tragedia dalle proporzioni immani.
E’ possibile intervenire adeguatamente per scongiurare questi pericoli solo con una adeguata azione di prevenzione che si sottragga alla gestione dell’emergenza.
Per quanto riguarda Padova città, speriamo che ormai sia chiaro che è necessario pensare a opere straordinarie per scongiurare le alluvioni tremende che potrebbero essere causate dall’esondazione del canale Scaricatore, vera spada di Damocle pendente sulle teste dei padovani, nonché ad uno stop necessario a nuove lottizzazioni nelle aree della città a rischio idrogeologico. Tale proposta, ovvero una necessaria moratoria di nuovo cemento su zone già colpite da allagamenti, è stata da noi già avanzata in consiglio comunale nel 2011, ma è stata disattesa dall’amministrazione uscente e sarà una delle prime azioni che intraprenderemo per tutelare i cittadini, la loro salute, e le loro abitazioni.
Pensiamo inoltre che si debba spingere in maniera più incisiva verso la realizzazione di un’opera molto importante, in parte già realizzata, ovvero l’idrovia Padova-mare, ritenuta dagli esperti l’unica e concreta possibilità di incidere sul precario equilibrio idrogeologico
Appare evidente a tutti che l’unica grande opera di cui abbiamo bisogno è il risanamento del territorio, la sua cura e il riassetto idrogeologico.
Si tratta di interventi che non solo sono necessari alla nostra sicurezza e possono migliorare la qualità della vita di tutti, ma sono anche importanti per creare nuovi posti di lavoro, nuove opportunità anche qualificate per i nostri giovani.
Riqualificazione delle aree periferiche
L’amministrazione deve reindirizzare un settore dalle grandi potenzialità come quello dell’edilizia verso interventi di rigenerazione e riutilizzo dell’esistente, implementando la riqualificazione non solo energetica del patrimonio edilizio ma anche avviando percorsi adatti a produrre nel tempo una significativa riduzione dei maggiori impatti ambientali, sostituendo impianti e strutture obsolete con i più nuovi ritrovati della tecnica. Tali azioni sono un tema prioritario dell’amministrazione che deve mettere in atto un vero e proprio piano d’azione strutturato fra città e campagna. Non più grandi opere quindi, ma un nuovo e ampio piano di manutenzioni ordinarie utili e necessarie per promuovere la riqualificazione, la messa in sicurezza degli stabili pubblici, delle scuole (quando di pertinenza comunale), la prevenzione e salvaguardia del territorio, la cura del paesaggio, la qualità del vivere.
E’ sotto gli occhi di tutti il degrado delle nostre periferie urbane, dove ai capannoni industriali dismessi, alle aree agricole trasformate in depositi di materiali a cielo aperto, vanno aggiungendosi continuamente nuovi centri commerciali e nuovi piccoli agglomerati urbani, completamente scollegati dalla parte rimanente della città. Il fenomeno del consumo incontrollato di suolo agricolo ha ormai assunto soglie allarmanti. In questo senso proponiamo:
- prevedere lo studio e la valutazione quantitativa dei costi-benefici per la città degli aspetti economici, ambientali (es. VIA) e di salute-benessere di qualsiasi grande progetto;
- presentazione degli studi ai cittadini (trasparenza), corredata inoltre dal ricorso alla consultazione dei cittadini (referendum).
Estensione delle aree verdi e dei parchi
Le aree verdi e in particolare i grandi alberi nei viali e nei parchi rappresentano l’elemento strategico più importante di una città sostenibile, il fulcro ecologico del benessere psicofisico e ambientale dei cittadini stressati dal traffico, intossicati dall’inquinamento, intristiti dal cemento. Il verde a Padova occupa solo il 2.69% della superficie comunale e la copertura alberata rappresenta meno della metà (si immagini, per confronto, che New York ha il 20% di copertura in alberi). A fronte di ciò proponiamo:
- l’allargamento delle aree verdi, laddove possibile, recuperando aree degradate o dismesse (es. “parco” di via fra Paolo Sarpi, area cavalcavia Borgomagno, ex caserma Prandina, etc;
- il reimpianto nei viali e nei parchi di migliaia di grandi alberi (platani, tigli, olmi, bagolari).
Questo aiuterà a rinfrescare una città desertificata e tropicalizzata, a ridurre gli inquinanti e il rischio idrogeologico, ad abbattere la Co2.
L’agricoltura urbana come riqualificazione del paesaggio e valorizzazione del territorio, opportunità di lavoro
Partendo dai terreni comunali, si devono prevedere forme di assegnazione a soggetti singoli e associati che producano colture di qualità, valorizzando le produzioni locali e biologiche, inserendo percorsi sociali e cooperativi per incentivare un’attività agricola di prossimità. Si tratta di stabilire nuove forme di gestione del patrimonio agricolo dismesso in chiave produttiva ma anche sociale e culturale, sulla base degli esempi offerti dalle esperienze di orti e giardini condivisi, del ritorno dei giovani verso l’agricoltura di qualità e biologica, dei gruppi di acquisto e delle esperienze di servizi educativi e sociali in campo agricolo.
Già nel 2009, proponemmo in consiglio comunale di salvaguardare alcune aree da destinare ai distretti di economia solidale : tale proposta, accolta, deve vedere ancora la sua piena realizzazione.
Da non tralasciare l’importanza dell’accesso e dell’uso pubblico delle aree agricole anche come spazi verdi e luoghi di uso e produzione culturale. Questa integrazione su suolo agricolo di pratiche produttive e di servizi alla città e alla cittadinanza, trasforma i terreni periurbani in un luogo per la sperimentazione di nuove forme di imprenditoria sociale, in grado di contribuire alla riduzione della disoccupazione e alla implementazione dei servizi.
Dobbiamo inoltre prevedere una riflessione di area vasta e di concerto con i Comuni limitrofi per costruire un vincolo di destinazione sui terreni agricoli. Tali terreni, pubblici e privati, presentano, dal punto di vista della potenzialità produttiva agricola, una opportunità unica di riqualificazione e cura della città, nonché di creazione di nuovi posti di lavoro.
Vogliamo realizzare, con la collaborazione delle associazioni di categoria, una “Banca della terra” che favorisca lo sviluppo di una nuova occupazione nel settore agricolo attraverso il ritorno ad usi agricoli dei molti terreni oggi abbandonati o sottoutilizzati per colture di scarsa redditività.
GLI ALTRI PUNTI DEL PROGRAMMA: